“Faticosamente, sto cercando di rientrare. A febbraio mi sono fatto male al bicipite destro. Ma tra una ricaduta e l’altra non sono ancora riuscito a riprendere del tutto l’attività”.
“Già. Purtroppo non potrò partecipare a “The night of the champions” (il prossimo grande evento in pay per view della Wwe, in programma a Dallas il prossimo 29 giugno che vedrà affrontarsi, tra gli altri, Triple H e John Cena per il titolo Wwe, e Batista ed Edge per la corona dei pesi massimi, ndr). Ma non preoccupatevi: entro la fine dell’anno riuscirò a conquistare una title shot”.
“Sai, non è questione di avere paura. Ognuno ha la sua tecnica e i suoi punti di forza. Quando inizia un combattimento so di poterli sfruttare al meglio. E poco importa se davanti a me ho un gigante o qualcuno dalla stazza simile alla mia. In fono do anche un esempio”.
“Faccio capire che non basta essere grandi e grossi per poter primeggiare in questo sport. Il messaggio che credo di mandare, indirettamente, è di non spaventarsi davanti alle prime avversità. Anche se tutto sembra remare contro di te”.
“Sì, sono loro i miei primi tifosi. Si identificano in me”.
“E’ una sensazione splendida, mi sento davvero a casa. Sono già venuto sei volte nel vostro Paese, e mi ha sempre colpito il calore della gente”.
Conosci qualche sportivo italiano?
“Non tantissimi, a dire il vero. Uno, però, mi è venuto a conoscere di persona, insieme ai suoi figli, dopo uno show. Quando poi ho saputo che era uno dei calciatori più popolari, sono rimasto impressionato”.
“Francesco Totti. E’ stato un onore incontrarlo”.
“Ci gioco spesso, con gli amici. E anche con mio figlio, nel parco che c’è dietro casa nostra. Tifo Chivas Guadalajara. E in generale, tutte le squadre messicane”.
“No, infatti. Sono nato a San Diego, e ci vivo anche. Sono molto legato a questa città. Tanto che la mia mossa, la 619, è una sorta di omaggio: il 619, infatti, è il prefisso telefonico di San Diego”.
“Quand’ero più giovane facevo su e giù tra Tijuana e la California. Per cui è come se fosse una seconda casa. Tra l’altro nel calcio messicano c’è un calciatore che più o meno mi è servito come esempio. Nel wrestling, ovvio, ma anche nella vita”.
“Certo. Jorge Campos, l’ex portiere della nazionale messicana. Quello che giocava con delle divise colorate. Pur essendo alto meno di 1.70, è arrivato ad altissimi livelli. Pure al Mondiale. In un ruolo, come il suo, dove di solito bisogna essere dei giganti. Un po’ come me”. E chi lo abbatte, uno come Rey Mysterio…
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